Ogni mattina, appena svegli, controlliamo il telefono. Notifiche di messaggi, aggiornamenti meteo, titoli di cronaca, reel, email, promemoria… In meno di un minuto, il nostro cervello ha già elaborato decine di informazioni — molte delle quali irrilevanti, ridondanti o persino fuorvianti.
Benvenuti nell’era dell’infobesity: un’epidemia silenziosa, ma pervasiva, che non riguarda il cibo, bensì l’eccesso di dati, stimoli e contenuti digitali.
Mentre la tecnologia ci ha reso più connessi che mai, ha anche reso sempre più difficile distinguere il segnale dal rumore. Il risultato? Una mente affaticata, un’attenzione frammentata e una sensazione costante di “non riuscire a stare al passo”.
Ma c’è una via d’uscita. Sempre più persone stanno riscoprendo lo slow living non solo come stile di vita estetico, ma come antidoto pratico e scientificamente fondato al caos informativo.
In questo articolo, esploreremo cos’è l’infobesity, quali effetti ha su corpo e mente, e — soprattutto — come lo slow living può aiutarti a disintossicarti dall’eccesso di informazioni e ritrovare chiarezza, calma e presenza.
L’infobesity — termine coniato unendo “informazione” e “obesità” — descrive la condizione di sovraccarico informativo a cui siamo esposti quotidianamente.
Secondo un celebre studio del 2011 condotto da ricercatori dell’Università della California, ogni giorno veniamo bombardati da una quantità di informazioni pari a circa 174 quotidiani. Oggi, con l’esplosione dei social media, delle notifiche e dei contenuti digitali, questa cifra è probabilmente molto più alta.
L’infobesity non è solo un problema di quantità, ma anche di qualità e rilevanza. Molte informazioni sono frammentate, fuorvianti, ridondanti o addirittura false.
Il cervello, costretto a elaborare continuamente stimoli, entra in uno stato di affaticamento cognitivo, con conseguenze dirette su attenzione, memoria e capacità decisionale.
Il sovraccarico informativo non è un disagio passeggero: ha effetti misurabili sul benessere psicofisico.
Una ricerca pubblicata su PubMed Central ha dimostrato che l’esposizione continua a notifiche e contenuti digitali attiva il sistema nervoso simpatico, innescando risposte di stress simili a quelle provocate da minacce reali. Questo stato di allerta costante può portare a ansia generalizzata, insonnia e irritabilità.
Uno studio del Microsoft del 2015 ha rilevato che l’attenzione media degli esseri umani è scesa da 12 a 8 secondi — meno di quella di un pesce rosso. Il multitasking informativo frammenta la concentrazione e riduce la capacità di elaborare informazioni in modo profondo.
Quando le opzioni sono troppe — anche solo tra articoli da leggere, video da guardare o notizie da verificare — il cervello entra in paralisi da analisi. Questo fenomeno, noto in psicologia come “paradosso della scelta”, genera frustrazione, insoddisfazione e senso di impotenza.
Lo slow living — movimento nato dal più ampio concetto di “Slow Movement” — non è solo una scelta estetica o di stile di vita, ma una filosofia concreta per contrastare l’eccesso di stimoli e ristabilire un rapporto sano con il tempo, lo spazio e le informazioni.
Lo slow living promuove intenzionalità: scegliere consapevolmente cosa leggere, guardare, ascoltare. Significa disattivare le notifiche non essenziali, fare decluttering digitale, limitare il tempo sui social e dedicarsi a fonti di informazione affidabili e selezionate. Questo approccio riduce il rumore informativo e favorisce una comprensione più profonda.
Pratiche tipiche dello slow living — come la meditazione, la passeggiata senza smartphone, la lettura cartacea — attivano il sistema nervoso parasimpatico, responsabile del riposo e della rigenerazione. Uno studio dell’Università di Harvard (2018) ha mostrato che solo 10 minuti al giorno di mindfulness riducono significativamente i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Nello slow living, non si tratta di fare meno, ma di fare meglio. Applicato all’informazione, questo principio invita a:
Ecco alcune strategie concrete, ispirate allo slow living, per ridurre l’infobesity nella tua vita quotidiana:
Dedica almeno un’ora a settimana (meglio un’intera mattina o pomeriggio) a disconnetterti completamente. Niente smartphone, computer, notizie. Usa questo tempo per camminare, scrivere a mano, cucinare o semplicemente stare in silenzio. Studi dimostrano che anche brevi pause digitali migliorano l’umore e la creatività.
Fai un’audit delle tue fonti: quali account segui? Quali newsletter apri? Quali siti visiti? Elimina tutto ciò che non aggiunge valore reale. Scegli massimo 3-5 fonti di qualità su temi che ti interessano davvero.
Prima di aprire un link o guardare un video, chiediti: “Questa informazione mi serve davvero? Mi aiuterà a crescere, capire o agire meglio?”
Se la risposta è no, salta. Questa semplice domanda filtra l’80% del rumore informativo.
Designa zone o momenti della giornata liberi da dispositivi: la colazione, la camera da letto, la passeggiata serale. Questi spazi diventano rifugi cognitivi, dove la mente può riposare e rigenerarsi.
Numerosi studi confermano che ridurre l’esposizione agli stimoli digitali migliora il benessere:
Questi dati non solo legittimano lo slow living come scelta di benessere, ma ne fanno una strategia preventiva contro i danni dell’infobesity.
L’infobesity è il sovraccarico di informazioni a cui siamo esposti ogni giorno, soprattutto online. Quando il cervello ne riceve troppe, va in tilt: si stanca, si distrae e fatica a prendere decisioni.
Sì. Lo slow living insegna a selezionare con cura le informazioni, a ridurre il rumore digitale e a ritrovare momenti di silenzio mentale. È un approccio pratico, non solo filosofico.
No. Non serve eliminare tutto, ma usarli con intenzionalità. Basta disattivare notifiche non essenziali, seguire solo account che ispirano o informano davvero, e fissare limiti di tempo.
L’infobesity è un problema reale, con effetti dimostrabili su stress, attenzione e salute mentale. Lo slow living offre una risposta concreta: attraverso la selezione consapevole delle informazioni, il ritorno ai ritmi naturali e la creazione di spazi di silenzio, è possibile riguadagnare chiarezza, calma e benessere. Non si tratta di rifiutare la tecnologia, ma di riappropriarsi del proprio tempo e della propria mente.
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